Freelance & lavoro autonomo : statuto, limiti e come lanciarsi
Oggi, sono sempre di più le persone che aspirano alla libertà e all’autonomia offerte dal lavoro come freelance. Alcuni Italiani hanno scelto di lanciarsi e di creare la loro azienda sebbene abbiano incontrato numerose difficoltà. Altri, invece, hanno scelto di diventare “associato-dipendente”, beneficiando della serenità, della libertà e di una rete di esperti per poter ottimizzare le loro opportunità di carriera.
Ma cosa significa freelance? Quale forma giuridica e quali sono i suoi limiti ? In che modo lo statuto di associato-dipendente può rappresentare una soluzione alternativa e innovativa ai vincoli del lavoro autonomo?
Che cos’è un freelance ?
Si sente parlare spesso di freelance, freelancer, lavoratore autonomo o ancora di consulente indipendente. Questi termini sono, erroneamente, più volte associati a uno statuto. Il freelance è un tipo di lavoro autonomo, ma anche uno stile di vita. La più grande differenza tra un freelancer e un dipendente con un contratto a tempo determinato o indeterminato, è l’assenza di un legame di subordinazione con le persone per le quali lavora. Un freelancer lavora per diversi clienti, ma in proprio, tramite la propria società. D’altronde, secondo lo studio BCG (Boston Consulting Group), a livello europeo, gli individui che hanno scelto il freelancing sono stati motivati nell’ 81% dei casi dal bisogno di autonomia, nel 76% dei casi dalla libertà nella scelta delle missioni, e nel 73% dei casi dalla possibilità di poter scegliere il proprio luogo di lavoro.
L’impatto della crisi sanitaria
La crisi sanitaria ha senza dubbio accelerato l’evoluzione dei modelli di lavoro. Molti sono gli impiegati che continuano ad apprezzare l’autonomia e lo smart working. Sempre secondo lo studio BCG del 2021, la tendenza al lavoro freelance è aumentata del 11% nel 2020, e conta ormai 5 milioni di persone secondo l’ISTAT. Se lavorare come freelance, e quindi in proprio, non è una novità, questo stile di vita va davvero alla grande.
Che differenza tra freelance e lavoro autonomo ?
Oltre il termine, nessuna. Un lavoratore autonomo e un freelancer hanno gli stessi ruoli.
Chi sono i lavoratori autonomi ?
Ancora, secondo lo studio BCG, 65% dei freelancers sono uomini di più di 40 anni, anche se, ormai, la tendenza, tra i più giovani, interessa tanto gli uomini che le donne. Più dell’80% degli interrogati esercita nel settore Tech, la comunicazione, il marketing e la creazione web/foto/suono. Escludendo le professioni liberali regolamentate, questo modo di vita attira diversi e numerosi profili.
Quale forma giuridica scegliere per mettersi in proprio ?
Per poter diventare freelance o consulente indipendente, prima di aprire la partita IVA, bisogna scegliere la forma giuridica più adatta alla propria attività. Due sono le scelte possibili : ditta individuale o libero professionista.
Ma come prendere una decisione? Tutto dipende dal tipo di missioni, dal proprio reddito e dalla possibilità di voler o poter gestire una società.
Ecco una rapida panoramica:
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DITTA INDIVIDUALE:
Si tratta di una forma giuridica più semplice e meno onerosa della società. Basta solo aprire la partita IVA e iscriversi al Registro delle Imprese per poterla costituire. Il titolare è l’unico responsabile e ne organizza e promuove l’attività. É la forma giuridica adatta se si hanno pochi investimenti da fare e se l’attività svolta comporta pochi rischi, dato che il patrimonio personale dell’imprenditore è soggetto al rischio d’impresa. Il titolare di una ditta individuale è tenuto anche a iscriversi all’INPS e ha l’obbligo di versare un contributo fisso di 4.000€ per un reddito minimo di circa 15.710€. Superato questo reddito e fino a una soglia di 42.000€, si applica un’aliquota del 27,72% circa. Se anche la soglia dei 42.000€ è superata, si pagherà di più. Infine, la ditta individuale sarà tassata secondo il « principio di competenza », per cui le tasse sono calcolate sul reddito imponibile annuale (ricavi meno costi).
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LIBERO PROFESSIONISTA:
La forma giuridica per tutte quelle persone che esercitano un’attività che comporta un lavoro autonomo intellettuale (avvocato, commercialista grafici, consulenti aziendali,…). Questi professionisti sono tenuti a iscriversi al loro albo di appartenenza (se ne hanno uno) e devono versare dei contributi proporzionalmente alle proprie entrate alla propria cassa di appartenenza o all’INPS (se non sono iscritti ad un albo e quindi sono sottoposti alla gestione separata ). Infine, i liberi professionisti sono tassati secondo il « principio di cassa », ovvero sui ricavi e i costi realmente percepiti nel periodo d’imposta.
Sia il libero professionista che la ditta individuale sono sottoposti all’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche).
Le ditte individuali saranno sottoposte a un regime ordinario e alle normali aliquote IRPEF se hanno conseguito redditi superiori a 400.000 €, nel caso di prestazione di servizi o 700.000 €, negli altri casi. Nel caso in cui, tali redditi non siano superati, le ditte individuali potranno optare per il regime semplificato. Per i liberi professionisti, non esistono limiti di ricavi per accedere a quest’ultimo regime. Un’altra alternativa vantaggiosa per chi ha la partita IVA e ricavi e compensi che non superano i 65.000€ annui, è senza dubbio, il regime forfettario che garantisce un’aliquota del 15% sul reddito imponibile e del 5% per i primi 5 anni se si avvia una nuova attività.
Leggere anche: Come fatturare più di 65k€ senza pagare più tasse con il regime forfettario?
Infine, sono tenuti a versare l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) le ditte individuali e i liberi professionisti che per svolgere la propria attività si avvalgono di collaboratori.
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CONTRATTO DI COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA (CO.CO.CO.):
Una via di mezzo tra il lavoro autonomo e il lavoro dipendente. I lavoratori sono inseriti nell’organizzazione aziendale ma sono liberi di decidere in autonomia tempi e modi di esecuzione del lavoro. Il salario, fisso e mensile (se non stipulato diversamente), è determinato nel contratto di lavoro, anche se non sono indicate le ore di lavoro. Il guadagno può anche essere determinato in base al raggiungimento di un obiettivo tangibile. Questa tipologia di contratto non prevede ferie e permessi retribuiti, ma, per gli iscritti alla gestione separata INPS, è prevista una indennità di malattia.
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LO STATUTO DI ASSOCIATO-DIPENDENTE:
Uno statuto innovativo e più vantaggioso, che offre al freelance una migliore gestione della propria attività nonché maggiori guadagni. Tramite una società detta di « managing company », il lavoratore autonomo beneficia di un ufficio proprio, di un servizio di gestione della propria attività , dello statuto di associato, di un programma di cooptazione e di altri vantaggi aziendali : automobile aziendale, prodotti di risparmio…
Come aprire la partita IVA ?
In base alla propria forma giuridica, le formalità possono essere leggermente diverse:
- DITTA INDIVIDUALE:
Bisogna presentare il modello AA9 delle Agenzie delle Entrate all’interno della Comunicazione Unica, o ComUnica, che si invia alla Camera di commercio.
- LIBERO PROFESSIONISTA:
Basta presentare il modello AA9 di richiesta di attribuzione della partita Iva all’Agenzia delle entrate.
In entrambe i casi, la richiesta di apertura della partita IVA deve pervenire entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, recandosi presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate, inviandolo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, con in allegato fotocopia del documento di riconoscimento o inviandolo per via telematica, tramite il software apposito che si scarica dal sito dell’Agenzia delle Entrate.
Quali sono gli inconvenienti per un lavoratore autonomo ?
Se decidi di metterti in proprio e di creare la tua azienda non sottovalutare alcuni aspetti che possono prendere tempo ed energie :
- Ferie non pagate. Essendo flessibile, il lavoratore freelance, generalmente non conta le ore di lavoro svolte e deve anticipare le sue vacanze.
- Ritardi nei pagamenti e la possibilità di rottura anticipata dei contratti a causa di possibili problemi finanziari dei propri clienti.
- Irregolarità nelle entrate che possono generare dello stress.
- Assenza della disoccupazione tranne in alcuni casi specifici.
- Trovare dei clienti e gestire la propria rete in maniera autonoma.
- La gestione della contabilità e della fatturazione.
- La gestione di un’azienda che può essere a volte complicata.
Lo statuto di associato-dipendente rappresenta un’alternativa perfetta a questi inconvenienti.
Associato-dipendente, l’alternativa agli inconvenienti del lavoro freelance.
- Mantenimento della propria autonomia e gestione delle mansioni amministrative. Hai voglia di conservare la tua autonomia ? Di scegliere i tuoi clienti ? Il nuovo statuto di associato-dipendente è la soluzione ibrida che risponde ai nuovi bisogni dei consulenti indipendenti, lasciando libero il freelance dagli inconvenienti che ne derivano.
- Un salario sicuro, l’appartenenza ad una rete e l’ottimizzazione del reddito. Le società di « managing companies », che offrono la possibilità di diventare associato-dipendente, dispongono sia di una solida rete di esperti che di vantaggi legati al lavoro dipendente : diritto alla disoccupazione, protezione sociale, ferie pagate, ma anche la possibilità di entrare a far parte di una rete internazionale di esperti e di beneficiare di vantaggi economici in quanto associati.
BASTA SVENDERSI !
Con questo status non avrai più bisogno di “svendere” le tue prestazioni volontariamente per non superare la soglia del regime forfettario. Leggere anche: Come fatturare più di 65k€ senza pagare più tasse con il regime forfettario?
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